Tutto sulla correlazione tra tiroide e aumento di peso

Tiroide e aumento di peso: qual è il legame reale?
Quando si affronta un aumento di peso non spiegabile da variazioni evidenti nello stile di vita, spesso viene incolpata la tiroide. In effetti, il legame tra questa ghiandola e la regolazione del peso corporeo è reale, ma spesso viene semplificato e frainteso. In molti casi, si tende ad attribuire alla tiroide ogni difficoltà nel dimagrire e si trascurano, invece, altri fattori altrettanto rilevanti come l’alimentazione, l’attività fisica e lo stress.
Ma quindi, qual è la reale relazione tra tiroide e aumento di peso? Scopriamolo insieme in questo articolo, in cui vedremo come funziona questa ghiandola, quali sono gli effetti del suo malfunzionamento e quali strategie nutrizionali possono supportare chi affronta disturbi tiroidei.
Come funziona la tiroide e in che modo influenza il metabolismo
La tiroide è una ghiandola endocrina situata alla base del collo, incaricata di produrre gli ormoni T3 (triiodotironina) e T4 (tiroxina), che regolano il metabolismo energetico, la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e molte altre funzioni vitali. La loro produzione è, a loro volta, controllata dall’ipofisi, una piccola ghiandola situata alla base del cervello, che comunica con la tiroide attraverso il rilascio dell’ormone TSH . Quando qualcosa altera il funzionamento di uno degli attori di questo complesso sistema, anche il metabolismo ne risente.
E per comprendere meglio come può influire un’eventuale disfunzione della tiroide sull’aumento o sulla perdita di peso, è necessario fare una distinzione tra le due principali condizioni che possono verificarsi:
- Ipotiroidismo. In questo caso, la ghiandola produce pochi ormoni tiroidei, perciò il metabolismo viene rallentato. Questo comporta un minor consumo calorico a riposo, tendenza alla ritenzione idrica, gonfiore, affaticamento e difficoltà a perdere peso. Spesso è accompagnato da stanchezza mentale e sensazione di freddo costante. L’ipotiroidismo può essere causato da malattie autoimmuni (come la tiroidite di Hashimoto), da carenza di iodio o da interventi chirurgici.
- Ipertiroidismo. In questa situazione si verifica l’opposto: la ghiandola produce troppi ormoni tiroidei, e il metabolismo risulta accelerato. I sintomi includono calo di peso involontario, tachicardia, ansia, insonnia e intolleranza al caldo. Anche se apparentemente “positivo” per il peso, in realtà è una condizione patologica che comporta squilibri ormonali importanti e va trattata con attenzione.
La tiroide fa ingrassare? Ecco tutta la verità
È convinzione diffusa che la tiroide “pigra” sia sempre responsabile dell’aumento di peso. Ma la realtà è più articolata: se è vero che un malfunzionamento della tiroide può contribuire a una variazione del metabolismo, nella maggior parte dei casi l’aumento di peso significativo dipende da una combinazione di fattori, tra cui alimentazione, sedentarietà, età e predisposizione genetica.
Vediamo, quindi, alcuni aspetti chiave da considerare:
- Ipotiroidismo clinico. Quando diagnosticato e non trattato, può causare un modesto aumento di peso (spesso tra 2 e 4 kg), soprattutto per ritenzione idrica e rallentamento metabolico, che potrebbe portare a insulino-resistenza. Tuttavia, con una terapia ormonale sostitutiva ben calibrata, questo effetto si riduce progressivamente.
- Ipotiroidismo subclinico. Si tratta di una forma lieve, in cui i livelli di T3 e T4 sono ancora nella norma, ma il TSH risulta elevato. Spesso non dà sintomi evidenti, ma può causare stanchezza, difficoltà di concentrazione e lieve rallentamento metabolico. In questi casi l’aumento di peso, se presente, è solitamente contenuto ma può incidere nel lungo termine se non gestito.
- Comportamenti alimentari e sedentarietà. La stanchezza associata ai disturbi tiroidei può portare a una riduzione dell’attività fisica e a scelte alimentari meno consapevoli, contribuendo indirettamente all’aumento di peso.
- Dieta troppo restrittiva. In risposta a un aumento ponderale, molte persone seguono diete drastiche, che però rallentano ulteriormente il metabolismo e peggiorano il quadro generale. In presenza di disfunzioni tiroidee è fondamentale optare per una dieta equilibrata e adatta al profilo ormonale.
Quali strategie nutrizionali adottare e a chi rivolgersi
Chi soffre o sospetta un’alterazione tiroidea dovrebbe sempre rivolgersi a un medico endocrinologo e a un nutrizionista qualificato. La dieta ha un ruolo importante non solo nel controllo del peso, ma anche nel supportare la funzionalità ormonale, perché fornisce micronutrienti come iodio, selenio, zinco e vitamine del gruppo B.
In presenza di disturbi metabolici che rendono difficile la perdita di peso, come disfunzioni tiroidee o insulino-resistenza, è possibile considerare strategie nutrizionali a basso tenore glucidico, come la dieta chetogenica, anche in una delle sue versioni adattate, ad esempio la variante chiamata VLCKD. Questo approccio può portare benefici nella relazione tra tiroide e aumento di peso, migliorando la sensibilità insulinica e la composizione corporea.
Ma, come abbiamo già anticipato, è importante evitare diete improvvisate che possono peggiorare ulteriormente la patologia e il peso corporeo, ed è, quindi, necessario rivolgersi solo a professionisti della nutrizione: ecco perché Eat&Diet, azienda leader nella produzione di alimenti chetogenici, collabora con medici, nutrizionisti e dietologi per proporre un percorso nutrizionale supervisionato e serio.
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